LA CALABRIA GRECA, UNA TERRA RICCA DI STORIA
La Calabria Greca, le cui radici culturali millenarie affondano nelle prime colonizzazioni dei Greci, è rimasta nel tempo la culla secolare della minoranza linguistica ellenofona, custodendo immutate le tracce della sua antica natura di crocevia del Mediterraneo. Sono molte, infatti, le testimonianze storiche della presenza e della coesistenza in quest’area di culture diverse. Greci, Arabi, Ebrei stabilirono a lungo una pacifica convivenza in quest’angolo contadino e pastorale dell’estremo sud calabrese, una storia di oltre duemilacinquecento anni che lascia segni ricchissimi nella cultura locale.
Nei Borghi interni di Bova, Gallicianò e Roghudi si parla, soprattutto tra le persone più anziane, il Greko, la lingua dei Greci di Calabria, un idioma antichissimo con radici che raggiungono l’età magno-greca.
La Calabria Greca è terra di uomini ospitali. Se ne accorsero e ne scrissero molti illustri viaggiatori del passato, come Edward Lear, Maurits Escher, o come il glottologo Gerhard Rohlfs, accolto fraternamente in questi paesi nei molti anni della sua ricerca sulla lingua greco-calabra, o Cesare Pavese che da Brancaleone scriveva alla sorella: “la gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca”.
È nella Calabria Greca, tra Spropoli e Capo Spartivento, che con ogni probabilità sorgeva lo Zeus dell’Alece, il santuario edificato dai Locresi Epizefiri presso il Fiume Alece, nella Magna Graecia, dedicato a Zeus Olimpio.
Ed è qui, tra la fiumara di Spropoli e la fiumara di Galati, che scorre la fiumara Aranghìa, identificata dallo studioso Sabbione come l’antico Fiume Alece, in prossimità della quale nascono i vini biologici della Cooperativa Agricola Terre Grecaniche.
UNA STORIA DI POETI
LA PAROLA E LA BELLEZZA
LA MADONNA DEI GRECI
BORGHI DELLA MEMORIA
TRA RICAMI DI FIUMARE
PALCHI DI PIETRA
IN PUNTA DI COLTELLO
IN MEMORIA DI AGOSTINO SIVIGLIA
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